21 febbraio 2021 - Chi
desidera percorrere il "Sentiero del pellegrino" (parecchi
km di saliscendi: nel 2011 l'avevo trovato molto
duro) viene ricompensato da panorami mozzafiato sul
mare e da testimonianze del passato (in seguenza
dopo San Lorenzo e il "mausoleo" di Carnera troviamo la Torre delle Streghe, la grotta dei briganti
o dei falsari, l'eremo del
Capitano Enrico d'Albertis, le chiese di Santa
Margherita e Santa Giulia, dal X al XIV secolo,
il lazzaretto e la Chiesa di San Lazzaro di Noli e
infine San Paragorio, gioiello medioevale di Noli:
per documentazione dopo le immagini di oggi ho
inserito nove mie fotografie di qualche anno fa).
Purtroppo oggi devo accontentarmi del primo tratto,
ripido ma per fortuna limitato a un chilometro,
forse meno, per accedere alle due prime mete.
La prima sosta e' la chiesa medioevale di San
Lorenzo Vecchio. Costruita in un'area che aveva
ospitato una comunita' monastica oggi
scomparsa sin dall'epoca tardo romana (in loco
ritrovamenti di sarcofagi, manufatti e monete
imperiali), come primo impianto la chiesa risale
presumibilmente al X-XI secolo: sino alla fine del XVI secolo
aveva la funzione di parrocchiale di Varigotti (sostituita
da San Lorenzo Nuovo in centro di Varigotti.
L'edificio religioso era caduto quindi in disuso (fra
l'altro il tetto e parte della muratura erano
crollati) e solo la dedizione di un gruppo di
persone, gli Amici di San Lorenzo, ne ha permesso la
sistemazione in epoca recente (1995). La chiesa domina la Baia dei Saraceni, stupenda
insenatura che ospitava una volta il porto di Finale Ligure,
distrutto da Rotari nel 641, interrato da Genova nel XIV secolo e mai piu' ripristinato.
Salendo per ca. 300 metri ecco sbucare il "mausoleo"
di Carnera l'Australiano, al secolo Giuseppe
Cerisola, Beppino, classe 1914, piu'
semplicemente, per i residenti, "Carnera" ,
personaggio indelebile nella memoria non solo
di alcuni suoi concittadini, ma soprattutto dei
numerosi "
bagnanti" che nelle estati popolano questo
suggestivo borgo del Finalese. Varigottese d.o.c.,
subi' la seconda guerra mondiale che lo colse
imbarcato per lavoro nei pressi di Singapore. Fatto
prigioniero dagli inglesi, fu tradotto in un campo
di lavoro in Australia dove "soggiorno'"
fino alla fine del conflitto e da uomo libero sino
all'eta' della pensione. Multicolore, e'
impossibile non notarlo: riquadri e salvagenti in
cemento e terracotta, scritte in inglese e italiano
a volte non comprensibili ad una rapida lettura,
quasi appunti. In altri casi, protetti da bacheche
artigianali, articoli e vignette tratti da giornali
d'epoca e vecchie cartoline. Infine qualche stella
marina stampata con le formine che i bimbi
dimenticavano sulla spiaggia e tegole poste un po'
artigianalmente a riparo del muretto. Il materiale
per la costruzione se lo era portato in spalla,
nello zaino, per il ripido sentiero.
Vi lascio ora alle fotografie: quelle dell'interno
della chiesa, chiusa da tempo a causa del COVID,
sono due miei scatti del 2011.
Alfredo Izeta - febbraio 2021
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