I prestiti di guerra
Senza soldi, le guerre non si fanno
di
Massimo Rocchi
tratto dal suo sito
www.rocchi.org
Le guerre costano tanto, da sempre.
Ci sono antiche famiglie che devono le loro immense ricchezze al
fatto di avere prestato, molti secoli fa, parecchi soldi a dei
belligeranti, ed ancora oggi vivono di quella rendita.
Io mi interesso di vecchi fucili militari, e mi e' sembrato
interessante raccontare la Grande Guerra degli Italiani con le
immagini delle cartoline con le quali lo Stato cercava di
raccogliere il risparmio dei cittadini, per potere canalizzare quei
fondi nelle operazioni belliche.
Alcune di queste cartoline sono veramente interessanti, ed
anticipano le tematiche dei grandi illustratori italiani che vedremo
all'opera a partire dagli anni trenta, e mi riferisco a grandi
"artisti della cartolina" come Boccasile o Dudovich.
Generalmente lo Stato faceva realizzare, ad un consorzio apposito,
dei "prestiti" che le banche provvedevano a collocare.
Molto spesso le cartoline erano opera di questi "consorzi di
collocamento" che comprendevano banche di piccole dimensioni, o di
associazioni che per finalita' patriottiche pubblicizzavano il
prestito.
Le banche piu' grandi molto spesso realizzavano autonomamente le
cartoline pubblicitarie, ricorrendo ad illustratori molto noti, come
Barchi per la Banca Commerciale Italiana, o come Mauzan per il
Credito Italiano. C'e' da dire che questi due istituti di credito
erano stati inizialmente fondati con una considerevole quota di
capitale tedesco, che nel 1914 era considerato "nemico". E proprio
per dimostrare il proprio patriottismo queste due banche si
impegnarono molto nel collocamento dei prestiti e nella relativa
pubblicizzazione.
Proprio in opposizione ai "tedeschi" Credito Italiano e Banca
Commerciale Italiana, nel 1914 fu fondata, con capitali in buona
parte francesi, la BIS, Banca Italiana di Sconto, ed il primo
Presidente fu Guglielmo Marconi. Anche la Banca Italiana di Sconto
fu molto attiva nel promuovere la sottoscrizione dei prestiti, e
durante la Grande Guerra fu tra i principali finanziatori
dell'Ansaldo. Questo legame con un unico grande cliente fu la
ragione che porto' la Banca Italiana di Sconto al fallimento nel
dicembre del 1921.
La storia del "capitale tedesco" alla Banca Commerciale Italiana, in
effetti e' solo un'insinuazione strumentale. Nel 1914 gli interessi
tedeschi nel capitale della Comit (che era la piu' grande banca
italiana) erano assolutamente trascurabili. Il capitale era
solidamente in mani italiane, con importanti posizioni di minoranza
francesi.
Inoltre alcune importanti iniziative della Comit non erano proprio
piaciute ad austriaci e tedeschi, ad esempio il sostegno alla
penetrazione italiana nei Balcani (con la Compagnia di Antivari), la
Societa' Commerciale d'Oriente, la ferrovia Danubio-Adriatico, gli
stretti rapporti con la finanza francese e la creazione di Sudameris,
banca che restera' di proprieta' della Banca Commerciale Italiana
fino alla fine del ventesimo secolo.
Le ragioni dell'ostilita' erano anche politiche, perche' la Banca
Italiana di Sconto fu fortemente voluta proprio da rappresentanti
del nazionalismo interventista; la Banca Commerciale Italiana, che
occupava una posizione di primissimo piano nel panorama bancario,
aveva notoriamente simpatie giolittiane e neutraliste. E si suppone
che usasse la propria influenza da entrambi i lati delle Alpi per
tenere l'Italia fuori dal conflitto (e' noto il carteggio tra
l'Amministratore Delegato Joel, il Ministro degli Esteri Antonino di
San Giuliano, il Segretario di Stato tedesco Von Jagow e l'ex
Cancelliere Von Bulow teso ad ottenere dall'Austria concessioni
territoriali tali da conservale la neutralita' italiana).
Ma il prevalere dell'interventismo nell'opinione pubblica italiana
obbligo' la Comit a sacrificare i due Amministratori Delegati, Joel
e Weil. Durante la guerra le grandi imprese che producevano
materiale bellico ricevevano abbondanti anticipi dallo Stato ed
erano quindi in condizione di indipendenza dalle banche. Cosi' in
epoca bellica l'attivita' bancaria si trasformo', passando al
credito commerciale a breve ed alle proposte di collocamento di
Buoni del Tesoro e dei grandi "prestiti nazionali".
Credo che sia indispensabile fare un po' di storia dei sei prestiti
emessi dal Regno d'Italia durante la Grande Guerra, e molte di
queste informazioni sono tratte da testi che sono di difficile
reperibilita', come:
- "Le cartoline dei prestiti di guerra" di Renato Breda, edito
dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito
- "Guerre in cartolina" di Leonardo Moriani
- "Le cartoline dei prestiti di guerra" - dispensa universitaria di
Storia Contemporanea del Prof. Carlo Stiaccini
- "Cent'anni, 1894-1994 - La Banca Commerciale e l'economia
italiana" di Gianni Toniolo (volume realizzato per il centenario
della Banca Commerciale Italiana, istituto che non esiste piu')
- i numerosi cataloghi tematici sulle cartoline opera di Furio
Arrasich.
I sei prestiti sono stati collocati nel periodo che va dal gennaio
del 1915 al marzo del 1920.
Il primo prestito viene deciso nel dicembre del 1914. L'Italia non
e' ancora in guerra, e di guerra non si parla esplicitamente.
E' qui il caso di ricordare le date principali della Grande Guerra,
che per l'Italia e' iniziata il 24 Maggio 1915 ed e' terminata il 4
Novembre 1918.
Cominciamo dal 1914... il 28 giugno 1914 c'e' stato l'attentato di
Sarajevo ed il 28 luglio 1914 l'Austria ha dichiarato guerra alla
Serbia. Il Belgio viene invaso. L'Italia si mantiene neutrale, e
"tratta il prezzo" della sua neutralita' con l'Austria della quale
e' alleata dal 1882 ("Triplice Alleanza" con Austria e Germania)
Per restare neutrale l'Italia chiede tutto il Trentino, le Isole
Curzolari (arcipelago vicino al Golfo di Patrasso dove avvenne la
Battaglia di Lepanto), la restituzione di Gradisca, di Gorizia e di
Monfalcone. Inoltre chiede il riconoscimento della sovranita' su
Valona. Chiede anche che Austria e Germania si disinteressino alle
mire dell'Italia sull'Albania, che Trieste diventi stato autonomo e
che gli irredentisti italiani incarcerati a Trento e Trieste vengano
liberati.
L'Austria rifiuta le condizioni (effettivamente irrealistiche!) ed
il 3 maggio 1915 l'Italia si auto-dichiara svincolata dalla Triplice
Alleanza. Il 24 Maggio 1915 l'Italia dichiara guerra all'Austria-Ungheria,
il 21 agosto alla Turchia ed il 19 ottobre alla Bulgaria.
Il 1916 e' anno di successi militari per l'Italia e gli alleati. Dal
punto di vista dell'interesse dell'opinione pubblica italiana per i
fatti bellici, nel 1916 gli austriaci catturano e fucilano il
volontario Damiano Chiesa (19 maggio), catturano e impiccano Cesare
Battisti e Fabio Filzi (10 luglio), catturano e impiccano Nazario
Sauro (10 agosto). Inoltre nel 1916 gli austriaci bombardano diverse
citta' italiane causando numerosi morti e feriti tra i civili.
Il 1917 e' un anno denso di eventi negativi, compresi eventi lontani
destinati a cambiare gli assetti politici, come l'abdicazione dello
Zar russo. Il clima sociale e' pessimo, e la disinformazione ed il
disfattismo sono i principali nemici degli italiani. Lo Stato deve
intervenire per chiedere agli italiani la "resistenza morale" e di
fare "fronte unico con il soldato combattente". Per l'Italia, dal
punto di vista militare la fine del 1917 e' il periodo della
"disfatta di Caporetto", con gli austriaci che nel novembre passano
il Tagliamento ed arrivano a Belluno.
Il 1918 comincia militarmente molto male, e prosegue anche peggio
con il trattato di pace separato della Russia e l'armistizio della
Romania. Nel giugno del 1918 gli austoungarici iniziano la
"battaglia del Piave" mettendo in campo forze spropositate, cercando
di dare la "spallata finale" all'Italia. Ma la "linea del Piave"
resiste contro ogni aspettativa. Il 25 ottobre inizia la "battaglia
del Grappa" che porta le truppe italiane oltre il Piave verso i
territori controllati dagli austriaci, ed il 29 ottobre l'Austria
chiede la cessazione delle ostilita'. Il 3 novembre 1918 gli
italiani entrano a Trento e a Trieste, e l'11 novembre sono al
Brennero "liberando le terre irredente".
E' del 4 novembre 1918 il "Bollettino della Vittoria": ..."I resti
di quello che fu uno dei piu' potenti eserciti del mondo, risalgono
in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con
orgogliosa sicurezza".
Per quanto riguarda invece i prestiti di guerra:
il I prestito viene sottoscritto prima dell'entrata in guerra.
Chiunque si puo' rendere conto della situazione politica
incandescente, e l'opinione pubblica e' fortemente interventista. Ma
ancora la guerra non c'e'. Viene predeterminato l'importo di titoli
da emettere, ed e' quantificato in 1 miliardo di lire. E' l'unico
prestito nel quale sia stato posto un limite al quantitativo in
emissione.
Il II prestito e' il primo vero prestito di guerra. Ancora viene
pubblicizzato in maniera quasi esclusivamente "finanziaria",
evidenziando i vantaggi per il sottoscrittore, ed ancora mancano i
toni patriottici che troveremo piu' avanti.
Con il III prestito cominciamo a trovare una proposta di
sottoscrizione non solo di natura commerciale ed economica, ma di
tipo solidaristico-patriottico. Iniziano tiepidamente le attivita'
di propaganda popolare in favore della sottoscrizione.
Il IV prestito, che e' del 1917, segna il passaggio da una
operazione meramente finanziaria di raccolta ad un'operazione di
mobilitazione culturale e popolare. Inoltre la detassazione delle
iniziative di propaganda per il prestito consente l'inizio di una
vera corsa alla pubblicita'. E ci restano le fotografie di banche
con enormi manifesti appesi alla facciata che invitano alla
sottoscrizione.
In occasione del IV prestito, nel 1917 con diversi decreti viene
stravolto il mondo del credito conosciuto fino ad allora. Per la
prima volta le donne sposate non hanno bisogno della firma del
marito (il cosiddetto "assenso maritale") per sottoscrivere il
prestito, cosa che fino a quel momento era stata invece
indispensabile. Inoltre i tutori delle persone incapaci possono per
la prima volta sottoscrivere il prestito per conto dei loro tutelati
con l'unico vincolo che le cartelle siano nominative ed intestate
all'incapace. Persino i carcerati possono investire il "fondo
disponibile di lavoro" in titoli del prestito!
Per chi si stupisca di fronte all'obbligo di "assenso maritale" e'
il caso di ricordare che si era nel 1916. Non c'era ancora neppure
il suffragio universale maschile, ed infatti gli uomini analfabeti
poterono accedere al voto solo nel 1919. La stessa eliminazione
dell'assenso maritale non era una conquista civile, ma solo una
maniera per consentire alle mogli di sottoscrivere il prestito in
assenza del marito che si trovava al fronte! Ed infatti con il VI
prestito (emesso dopo la fine della guerra) verra' ripristinato
l'obbligo di assenso maritale. Per chi avesse la memoria corta,
giova ricordare che in Italia le donne hanno avuto per la prima
volta diritto al voto nel 1946, esattamente come in Francia. Ed a
qualcuna e' andata anche peggio perche' le sammarinesi hanno
ottenuto il diritto al voto nel 1958, e le svizzere nel 1971!
Il V prestito nasce nel 1918, nel clima seguito alla disfatta di
Caporetto, con il Generale Cadorna sostituito dal Generale Diaz, e
con la frustrazione degli italiani attestati in difesa lungo il
Piave. In occasione del V Prestito Nazionale non vediamo piu' la
libera concorrenza degli istituti bancari nel sollecitare la
sottoscrizione, ma il Consorzio bancario che ha curato l'emissione
opera uno strettissimo controllo sul collocamento del prestito.
Terminata la sottoscrizione del V prestito succede qualcosa di
importante nel mondo finanziario. Nella primavera del 1918 le due
principali banche italiane, la Banca Commerciale Italiana ed il
Credito Italiano, sono oggetto di un tentativo di "scalata ostile".
Ritenendo prossima la fine delle ostilita', molte imprese prevedono
evidentemente una difficile fase di transizione dall'economia
bellica a quella di pace, e cercano di acquistare le grandi banche
che sono diventate casseforti di liquidita'. La scalata al Credito
Italiano si conclude con un certo successo degli assalitori (Agnelli
e Gualino). La Banca Commerciale, guidata da Giuseppe Toeplitz,
riesce invece a limitare i danni inflitti dalla scalata ostile dei
fratelli Perrone, che sono appoggiati dall'Ansaldo e che riusciranno
soltanto (nel giugno 1918) ad essere ammessi nel patto di sindacato
della Banca Commerciale Italiana, dove restano comunque
maggioritarie le posizioni di coloro che ritengono di dovere
preservare l'indipendenza della banca dalle imprese industriali. Nel
1919 i fratelli Perrone rompono gli accordi, e tornano nuovamente ad
acquistare azioni della Banca Commerciale. Dopo una breve tregua,
nel 1920 iniziano nuovamente ad acquistare i titoli, perche' e'
ormai chiaro che il controllo della Comit rappresenta l'unica
possibilita' di salvezza per l'Ansaldo. Gli "amici" della Banca
Commerciale creano il Consorzio Mobiliare Finanziario (Comofin) al
quale conferiscono la maggioranza delle azioni della Comit per
rendere sicuro ed efficace il blocco sindacale. Nel 1921 la Banca
Italiana di Sconto, diventata in soli sette anni la terza banca
italiana ed il cui principale debitore e' l'Ansaldo, entra in crisi
e fallisce nel dicembre 1921. La sopravvivenza dell'Ansaldo viene
invece garantita solo grazie agli interventi di Governo e Banca
d'Italia.
Il VI prestito viene deliberato nel settembre 1918, dopo la vittoria
italiana nella "Battaglia del Piave". La Grande Guerra non e' ancora
vinta, ma e' solo questione di settimane, e si vede! E nel decreto
costitutivo del VI Prestito, che e' datato 24 Novembre 1919 (cioe'
dopo i trattati di Versailles e di Saint-Germain) la finalita'
esplicita del prestito e' quella di provvedere al graduale rimborso
del debito di tesoreria scaturito dalle spese di guerra. La
sottoscrizione del prestito verra' aperta nel 1920. Rispetto ai
prestiti precedenti non e' cambiata solo la finalita', ma anche la "modalita'
di colloquio" tra lo Stato ed il Cittadino. Cessa il "clima di
mobilitazione popolare" e si torna alle regole economiche
tradizionali.
E' interessante notare che per il VI prestito vengono previste delle
possibilita' inedite con l'intento di incentivare la piccola impresa
agraria ed il lavoro autonomo individuale o familiare. Diventa
infatti possibile per i debitori di canoni enfiteutici, di rendite
fondiarie e di censi, di redimere i fondi e riscattare le rendite ed
i censi pagando con cartelle del VI prestito 20 annualita' del
canone o della rendita o del censo dovuti.
Successivamente la possibilita' di riscatto viene estesa anche a
qualunque prestazione perpetua che risulti affrancabile.
Il 1920 ed il 1921 sono per l'Italia anni difficilissimi. Per
rendersi conto dei numeri, nel 1918 c'erano circa tre milioni di
soldati. Nel 1921 in Italia c'erano oltre mezzo milione di
disoccupati, ed interi comparti industriali, come quello
siderurgico, una volta privati degli sgravi fiscali ed in assenza
delle commesse belliche, erano in condizioni disastrose.
Da queste condizioni non poteva che nascere un nuovo ordine.... ma
questa e' un'altra storia.
Adesso lascio parlare le immagini
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LA GRANDE GUERRA
1914-1918 (canto popolare Monte Canino)