Natale in montagna …tanto tempo fa …!

una storia vera di Giancarlo Torniai

 

<< Ho visto un alberino bellino proprio qua sopra. Domattina vado a farlo. >>
Disse la nonna al genero che stava rientrando in casa dopo la giornata di lavoro come bigliettaio sull’autobus della SITA che faceva servizio da Saltino a Firenze.
La famiglia era composta da babbo, mamma, il bambino, la sorellina e i due nonni materni.
Durante il periodo invernale abitavano in una casetta accanto all’HOTEL ABETINA, vicino al Saltino e si trasferivano a Tosi da Maggio ad Ottobre quando, nella località di villeggiatura arrivavano i  “Signori”.
La nonna teneva le galline, i piccioni ed i conigli inoltre, quando si arrivava vicino alle feste, portava un paio di galletti a “capponare” da una signora che abitava vicino a Tosi, al LASTRONE. Il bambino, curioso, andava con la nonna a vedere come si faceva a “fare i capponi” e, in quell’occasione, già pregustava il NATALE.
Allora, primi anni ’50, i balocchi li portava la BEFANA . Per NATALE si faceva l’albero e la Capannuccia.
<< Giancarlo, ho visto un muschio proprio bello sopra il Villino delle Margulis. Quando tu torni da scuola vai a prenderlo che si fa la Capannuccia. >>
Al bambino piaceva la solitudine e la montagna ed era contento di stare lassù. Nella casetta, in cucina, il camino era sempre acceso perché era l’unica fonte di calore. Si tenevano le porte delle altre stanze aperte per fare entrare un po’ di caldo e,  nei letti si mettevano gli scaldaletti con il caldano pieno di bracia.
L’inverno, allora, portava sempre molta neve, specie per Natale.
La mattina dopo la nonna andò a fare l’alberino e,  siccome era domenica, il babbo era a casa.
<< Lino, ho visto la lepre a covo vicino al Villino del Giglio Rosso. Prendi il fucile che si va a prenderla. >>
Andarono. Il bambino stette fuori, sull’uscio di casa, con l’orecchio teso per sentire lo sparo.
Ecco… lo stonfo, forte, che fece rimbombare la Foresta. Dopo un po’ eccoti la nonna con il genero, ma senza la lepre.
<< Un l’ha presa. Glielo dicevo. Ma che la vedi bene. L’è lì, proprio dentro a quella macchierottola. M’ha detto di sì ma chissà cosa aveva visto. L’era un leprone…”
il babbo era dispiaciuto e cercava di dare una giustificazione che non riusciva a rabbonire la suocera e anche il bambino rimase un po’ deluso.
Ma c’era l’ALBERO DI NATALE addobbato semplicemente con la punta , le palline e  qualche mandarino, accanto al caminetto. In un'altra stanzetta di passaggio c’era la Capannuccia e soprattutto, fra i sei abitanti della casetta, c’era l’AMORE. Il cruccio passò subito.
Si andò alla MESSA di notte a VALLOMBROSA. Allora nell’Abbazia c’erano tantissimi monaci e , in occasione delle celebrazioni c’erano sempre tante persone.
Il bambino guardava l’altro bambino nella culla. Gli avevano tolto il panno che lo ricopriva proprio allo scoccare della mezzanotte. Il babbo lo teneva per mano e non mancava mai di ripetere al bambino  : <<  Ricordati,se non ti aiuta Lui, nessuno ti aiuta! >>
In genere, queste raccomandazioni poi si dimenticano quando si diventa grandi. Quel bambino, no, non l’ha mai dimenticata.
Il giorno di Natale, durante il pranzo, al bambino tornò in mente quella lepre che il giorno prima il babbo aveva padellato. Sorrise, dentro di sé… a lei il regalo era arrivato prima di NATALE.

Giancarlo Torniai - Firenze
 

 

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