Sono
sempre stato un egoista, lo ammetto, ma la vita ha
finito col presentarmi conti piuttosto salati. A furia
di sottrarmi ho fatto il vuoto attorno a me e, a poco a
poco, sono saltati i ponti che potevano legarmi agli
altri. Sono stato io a minarli tutte le volte che, per
affermare me stesso, ho evitato di condividere i momenti
di vita altrui. Con le donne è stato lo stesso, mi
definivo leale solo perché non le illudevo con promesse
che ritenevo irrealizzabili, ma non mi sono mai curato
dell'enorme quantità di amore che mi dispensavano
sebbene ne fossi indegno.
Avrei dovuto provare vergogna per la pochezza dei miei
sentimenti, per le mie storie di una sera o di una
settimana che già mi parevano eterne. Ho fatto piangere
lacrime di rabbia, delusione, sono stato supplicato,
minacciato, ho assistito a silenzi più eloquenti di
precisi atti d'accusa: mi merito pertanto la solitudine
che devo affrontare ogni giorno e che è iniziata quando
tutti hanno capito che era meglio evitarmi. Senza figli,
amici, senza legami autentici, mi attende una vecchiaia
che nessuno potrà alleviarmi, e non penso potrà
consolarmi più di tanto l'idea di essermi divertito per
gran parte della vita.
Domani sarà Natale. Mi sforzo di pensare che in fondo
sarà un giorno come tanti altri, ma so che non è così,
lo Spirito dei Natali della mia infanzia ha già preso a
tormentarmi e non è sufficiente fingere di ignorarlo. Va
bene, ben venga allora la punizione che merito, non
siamo che all'inizio ed è inutile che tenti di evadere
da questa prigione senza sbarre, posso contare al
massimo su me stesso e ciò che resta della mia
indipendenza.
Ma almeno voglio simulare interesse per il mio presente,
magari ricorrendo ad artifici senza pretese. Il
meccanismo potrebbe consistere nel fare cose che non ho
mai fatto, parlo dal 24 dicembre in avanti. Ad esempio
non mi sono mai messo al volante nella notte santa.
Decido perciò di puntare verso il mare, ma su percorsi
secondari: il mio navigatore dovrà dare il suo meglio.
Attraversando pianure brumose e gelide colline, mi
infilo in paesi che senza il conforto di luminarie
colorate risulterebbero desolanti. Vedo case
lampeggianti di stelline, giardini con almeno un abete
addobbato a festa, passi frettolosi di gente che sta per
rintanarsi al calduccio. L'unico tepore di cui dispongo
è quello del climatizzatore della mia auto: non è poi
così male, senza contare che lo stereo di bordo può dare
quel tocco in più. Faccio una sosta in un bar
dall'insegna al neon. L'uomo che mi serve sembra un
orco, ma almeno il caffè è decente. Uscendo azzardo un
“Buon Natale”, ma non ho risposta. Perfetto: tutto
procede come immaginavo.
La strada sale, si contorce, sembra voglia inghiottirmi
nelle sue spire infernali; finalmente però inizia a
scendere, sebbene su pendenze ghiacciate che se non mi
trovassi a poca distanza dal mare troverei costernanti.
Infine la strada spiana, si fa più larga e attraversa
paesi distesi. Le luci di Natale si infittiscono e
colorano vetrine e piazze: ci siamo, da qualche parte
deve esserci il mare, posso anche andarmelo a cercare a
piedi. Il vento è abbastanza teso, ma me lo aspettavo
più freddo. Mi infilo il giaccone e mi incammino in
direzione di un sommesso fragore di onde che
schiaffeggiano la costa. Dovrei trovarmi un albergo, non
posso rimanere in giro tutta la notte, sono passate le
11 e non ho voglia di rimettermi in viaggio. Incrocio
una donna che cammina con passo spedito nel suo elegante
cappotto rosso e una sciarpa che le avvolge il capo:
Scusi signora,
saprebbe indicarmi un albergo nelle vicinanze?
Ce ne sono un paio, ma se non ha prenotato temo siano
già pieni.
Capisco, ma
sono capitato qua un po' per caso...
Ascolti, sto andando in chiesa e sono in ritardo ma, se
vuole seguirmi, dopo vedrò di risolverle il problema...
a meno che lei non vada di fretta.
Assolutamente no. Allora la seguo... ma dovrò aspettarla
a lungo?
Ha detto che non ha fretta o sbaglio? Venga con me,
vedrà che non si annoierà.
Di questa bella signora mi hanno colpito gli occhi: sono
chiari, sorridenti, e sprigionano pura energia. La
affianco cercando di fornire informazioni sulle ragioni
che mi hanno condotto lì. Anche la sua risata è
piacevole, sembra disgregare il buio dei vicoletti che
attraversiamo.
Poi ecco la chiesa. È posta in una piazzetta grande come
il salotto di casa mia, ma l'edificio è curato, così
come il lucidissimo portale in noce. Entriamo, e subito
siamo accolti da un tepore che consola, mentre il brusio
dei presenti si impenna alla vista della mia
accompagnatrice. Lei saluta questo e quello, si sfila il
cappotto e la sciarpa, e all'improvviso appare una
bionda tutta ricci in un elegante tubino nero. Resto
sorpreso, là fuori non avevo immaginato tanta grazia.
La signora mi dice di accomodarmi da qualche parte e
porgendomi la mano aggiunge:
Mi chiamo Caterina. Adesso scappo, sta per iniziare la
messa. Ci vediamo dopo.
La sua mano è calda e morbida, è una delizia poterla
sfiorare. Rispondo:
E io sono Paolo... la ringrazio molto.
Poi lei sale sull'altare e si dirige verso un gruppetto
di persone con le quali si mette a confabulare. Entra il
sacerdote preceduto da due chierichetti e, nello stesso
istante, quello che ho capito essere il coro della
chiesa inizia a cantare sotto la direzione di Caterina.
È una musica celestiale che non conosco, ma non sono mai
stato un frequentatore assiduo di chiese. I cantori sono
davvero bravi, Caterina sembra emettere luce mentre
muove braccia e corpo con infinita grazia. Dal mio punto
di osservazione, tanto per dare un'idea di quello che
sta accadendo, è come se una Marilyn un po'
attempata ma ancora in gran spolvero, stesse guidando un
coro di angeli.
Non ero mai stato a una messa di mezzanotte, forse
aspettavo di trovare la versione più suggestiva di
tutte, questa. Tra i banchi si respira pathos e una
sorta di bontà avvolgente che, in altri tempi, avrei
giudicato ipocrita. Invece qua funziona, almeno a
giudicare dal mio stato d'animo che via via sembra
perdere densità, quasi volesse raggiungere una
rarefazione gassosa. Mi piace la cerimonia, mi piacciono
le parole del sacerdote, le sue intonazioni flebili ma
convincenti. Il coro sottolinea i passaggi più
importanti della funzione e, nei punti chiave, trascina
l'assemblea verso strati sempre più elevati di
beatitudine.
Caterina è meravigliosa, ai miei occhi appare come la
vera ispiratrice di questo miracolo. Se tutto questo
potrà portarmi a riconsiderare il mio sbiadito concetto
di fede, allora sento di doverle riconoscenza. La
cerimonia termina nel rammarico collettivo, lo
percepisco. Caterina saluta un po' tutti, poi viene
verso di me:
Le è piaciuto Paolo? Stasera è riuscito tutto
particolarmente bene.
Complimenti, sono incantato e commosso. Non ho mai
vissuto niente di simile.
Mi fa piacere. Adesso però occupiamoci del suo problema.
Se non la scandalizza potrei ospitarla a casa mia. Io
vivo sola e di spazio ne ho tanto... soprattutto da un
anno in qua.
Perché, scusi, cosa le è successo?
Sono rimasta vedova...
Oh, mi spiace... è terribile. Ma non so se per lei sia
il caso di ospitarmi, non vorrei...
Non si preoccupi, a casa posso offrirle una fetta di
panettone e un sorso di spumante. Mi farebbe tanto
piacere conoscerla meglio.
In passato avrei letto una certa malizia in questo
invito. Ora però penso che quegli occhi limpidi abbiano
solo bisogno di essere guardati con attenzione nel loro
sforzo di comunicare.
La casa è calda e accogliente; Caterina mi mette a mio
agio come se ci conoscessimo da una vita. Poi inizia a
raccontarsi, quando invece mi sarei aspettato di doverlo
fare io per primo.
Un diploma al conservatorio, tanti anni di matrimonio,
nessun figlio, una passione sfrenata per gli sport
motoristici e la vela, l'esigenza di riorganizzarsi la
vita dopo la perdita del marito. Di me riesco a dire ben
poco, ma stasera penso non sia necessario andare oltre.
La ascolto fino a notte fonda, poi accetto un pigiama
del povero Arturo e mi congedo dopo averle proposto di
pranzare assieme, di lì a poche ore, in un buon
ristorante. Non vedo l'ora di scoprire i suoi gusti, di
sentire il calore del suo sguardo mentre brinderemo;
chissà che un venditore di rose non decida di passare di
lì: potrei farlo felice comprandogliele tutte. Cerco di
immaginare l'espressione di Caterina quando gliele
offrirò, vorrei stupirla senza metterla in imbarazzo, ma
dovrà capire il senso del mio gesto. So di trovarmi al
posto giusto e che questo sarà il mio primo Natale da
innamorato, tutti i miei recettori concordano nel farmi
sentire a una svolta decisiva nella mia insulsa vita.
Adesso so di poterlo fare, questa volta sì.
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