Innamorarsi a Natale - un racconto breve di Enrico Ferrero

Sono sempre stato un egoista, lo ammetto, ma la vita ha finito col presentarmi conti piuttosto salati. A furia di sottrarmi ho fatto il vuoto attorno a me e, a poco a poco, sono saltati i ponti che potevano legarmi agli altri. Sono stato io a minarli tutte le volte che, per affermare me stesso, ho evitato di condividere i momenti di vita altrui. Con le donne è stato lo stesso, mi definivo leale solo perché non le illudevo con promesse che ritenevo irrealizzabili, ma non mi sono mai curato dell'enorme quantità di amore che mi dispensavano sebbene ne fossi indegno.
Avrei dovuto provare vergogna per la pochezza dei miei sentimenti, per le mie storie di una sera o di una settimana che già mi parevano eterne. Ho fatto piangere lacrime di rabbia, delusione, sono stato supplicato, minacciato, ho assistito a silenzi più eloquenti di precisi atti d'accusa: mi merito pertanto la solitudine che devo affrontare ogni giorno e che è iniziata quando tutti hanno capito che era meglio evitarmi. Senza figli, amici, senza legami autentici, mi attende una vecchiaia che nessuno potrà alleviarmi, e non penso potrà consolarmi più di tanto l'idea di essermi divertito per gran parte della vita.
Domani sarà Natale. Mi sforzo di pensare che in fondo sarà un giorno come tanti altri, ma so che non è così, lo Spirito dei Natali della mia infanzia ha già preso a tormentarmi e non è sufficiente fingere di ignorarlo. Va bene, ben venga allora la punizione che merito, non siamo che all'inizio ed è inutile che tenti di evadere da questa prigione senza sbarre, posso contare al massimo su me stesso e ciò che resta della mia indipendenza.
Ma almeno voglio simulare interesse per il mio presente, magari ricorrendo ad artifici senza pretese. Il meccanismo potrebbe consistere nel fare cose che non ho mai fatto, parlo dal 24 dicembre in avanti. Ad esempio non mi sono mai messo al volante nella notte santa.
Decido perciò di puntare verso il mare, ma su percorsi secondari: il mio navigatore dovrà dare il suo meglio. Attraversando pianure brumose e gelide colline, mi infilo in paesi che senza il conforto di luminarie colorate risulterebbero desolanti. Vedo case lampeggianti di stelline, giardini con almeno un abete addobbato a festa, passi frettolosi di gente che sta per rintanarsi al calduccio. L'unico tepore di cui dispongo è quello del climatizzatore della mia auto: non è poi così male, senza contare che lo stereo di bordo può dare quel tocco in più. Faccio una sosta in un bar dall'insegna al neon. L'uomo che mi serve sembra un orco, ma almeno il caffè è decente. Uscendo azzardo un “Buon Natale”, ma non ho risposta. Perfetto: tutto procede come immaginavo.
La strada sale, si contorce, sembra voglia inghiottirmi nelle sue spire infernali; finalmente però inizia a scendere, sebbene su pendenze ghiacciate che se non mi trovassi a poca distanza dal mare troverei costernanti. Infine la strada spiana, si fa più larga e attraversa paesi distesi. Le luci di Natale si infittiscono e colorano vetrine e piazze: ci siamo, da qualche parte deve esserci il mare, posso anche andarmelo a cercare a piedi. Il vento è abbastanza teso, ma me lo aspettavo più freddo. Mi infilo il giaccone e mi incammino in direzione di un sommesso fragore di onde che schiaffeggiano la costa. Dovrei trovarmi un albergo, non posso rimanere in giro tutta la notte, sono passate le 11 e non ho voglia di rimettermi in viaggio. Incrocio una donna che cammina con passo spedito nel suo elegante cappotto rosso e una sciarpa che le avvolge il capo:
Scusi signora, saprebbe indicarmi un albergo nelle vicinanze?
Ce ne sono un paio, ma se non ha prenotato temo siano già pieni.

C
apisco, ma sono capitato qua un po' per caso...
Ascolti, sto andando in chiesa e sono in ritardo ma, se vuole seguirmi, dopo vedrò di risolverle il problema... a meno che lei non vada di fretta.
Assolutamente no. Allora la seguo... ma dovrò aspettarla a lungo?
Ha detto che non ha fretta o sbaglio? Venga con me, vedrà che non si annoierà.

Di questa bella signora mi hanno colpito gli occhi: sono chiari, sorridenti, e sprigionano pura energia. La affianco cercando di fornire informazioni sulle ragioni che mi hanno condotto lì. Anche la sua risata è piacevole, sembra disgregare il buio dei vicoletti che attraversiamo.
Poi ecco la chiesa. È posta in una piazzetta grande come il salotto di casa mia, ma l'edificio è curato, così come il lucidissimo portale in noce. Entriamo, e subito siamo accolti da un tepore che consola, mentre il brusio dei presenti si impenna alla vista della mia accompagnatrice. Lei saluta questo e quello, si sfila il cappotto e la sciarpa, e all'improvviso appare una bionda tutta ricci in un elegante tubino nero. Resto sorpreso, là fuori non avevo immaginato tanta grazia.
La signora mi dice di accomodarmi da qualche parte e porgendomi la mano aggiunge:

Mi chiamo Caterina. Adesso scappo, sta per iniziare la messa. Ci vediamo dopo.

La sua mano è calda e morbida, è una delizia poterla sfiorare. Rispondo:

E io sono Paolo... la ringrazio molto.

Poi lei sale sull'altare e si dirige verso un gruppetto di persone con le quali si mette a confabulare. Entra il sacerdote preceduto da due chierichetti e, nello stesso istante, quello che ho capito essere il coro della chiesa inizia a cantare sotto la direzione di Caterina. È una musica celestiale che non conosco, ma non sono mai stato un frequentatore assiduo di chiese. I cantori sono davvero bravi, Caterina sembra emettere luce mentre muove braccia e corpo con infinita grazia. Dal mio punto di osservazione, tanto per dare un'idea di quello che sta accadendo, è come se una Marilyn un po' attempata ma ancora in gran spolvero, stesse guidando un coro di angeli.
Non ero mai stato a una messa di mezzanotte, forse aspettavo di trovare la versione più suggestiva di tutte, questa. Tra i banchi si respira pathos e una sorta di bontà avvolgente che, in altri tempi, avrei giudicato ipocrita. Invece qua funziona, almeno a giudicare dal mio stato d'animo che via via sembra perdere densità, quasi volesse raggiungere una rarefazione gassosa. Mi piace la cerimonia, mi piacciono le parole del sacerdote, le sue intonazioni flebili ma convincenti. Il coro sottolinea i passaggi più importanti della funzione e, nei punti chiave, trascina l'assemblea verso strati sempre più elevati di beatitudine.
Caterina è meravigliosa, ai miei occhi appare come la vera ispiratrice di questo miracolo. Se tutto questo potrà portarmi a riconsiderare il mio sbiadito concetto di fede, allora sento di doverle riconoscenza. La cerimonia termina nel rammarico collettivo, lo percepisco. Caterina saluta un po' tutti, poi viene verso di me:

Le è piaciuto Paolo? Stasera è riuscito tutto particolarmente bene.
Complimenti, sono incantato e commosso. Non ho mai vissuto niente di simile.
Mi fa piacere. Adesso però occupiamoci del suo problema. Se non la scandalizza potrei ospitarla a casa mia. Io vivo sola e di spazio ne ho tanto... soprattutto da un anno in qua.
Perché, scusi, cosa le è successo?
Sono rimasta vedova...
Oh, mi spiace... è terribile. Ma non so se per lei sia il caso di ospitarmi, non vorrei...
Non si preoccupi, a casa posso offrirle una fetta di panettone e un sorso di spumante. Mi farebbe tanto piacere conoscerla meglio.

In passato avrei letto una certa malizia in questo invito. Ora però penso che quegli occhi limpidi abbiano solo bisogno di essere guardati con attenzione nel loro sforzo di comunicare.
La casa è calda e accogliente; Caterina mi mette a mio agio come se ci conoscessimo da una vita. Poi inizia a raccontarsi, quando invece mi sarei aspettato di doverlo fare io per primo.
Un diploma al conservatorio, tanti anni di matrimonio, nessun figlio, una passione sfrenata per gli sport motoristici e la vela, l'esigenza di riorganizzarsi la vita dopo la perdita del marito. Di me riesco a dire ben poco, ma stasera penso non sia necessario andare oltre.
La ascolto fino a notte fonda, poi accetto un pigiama del povero Arturo e mi congedo dopo averle proposto di pranzare assieme, di lì a poche ore, in un buon ristorante. Non vedo l'ora di scoprire i suoi gusti, di sentire il calore del suo sguardo mentre brinderemo; chissà che un venditore di rose non decida di passare di lì: potrei farlo felice comprandogliele tutte. Cerco di immaginare l'espressione di Caterina quando gliele offrirò, vorrei stupirla senza metterla in imbarazzo, ma dovrà capire il senso del mio gesto. So di trovarmi al posto giusto e che questo sarà il mio primo Natale da innamorato, tutti i miei recettori concordano nel farmi sentire a una svolta decisiva nella mia insulsa vita. Adesso so di poterlo fare, questa volta sì.    
  

 

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