Longarone, una tragedia
annunciata
di Alfredo Izeta
9 ottobre 1963: 260
milioni di metri cubi di
detriti si staccano
dalla montagna
sovrastante e riempiono
l'invaso della diga, che
tuttavia - a
testimonianza della solidita' della sua
costruzione - rimane
pressoche' indenne. A
quel punto almeno 115
milioni di
metri cubi d'acqua
superano la parte
superiore della diga
(l'ondata ha scavalcato
di ca. 200 metri la cima
della diga stessa) e
precipitano sul
sottostante abitato di
Longarone radendolo al
suolo. L'acqua poi
prosegue nella valle del
Piave distruggendo tutto
quanto incontra sul suo
cammino.
Arnaldo De Porti, arrivato al paese come giornalista gia' il giorno successivo racconta che doveva aggirare i cadaveri delle persone che l'ondata aveva sparso per tutta Longarone.
Ben 1450 morti (inumati nel vicino camposanto di Fortogna) elencati su una lastra di bronzo all'ingresso della nuova chiesa costituiscono il tributo di Longarone a un disastro che poteva essere minore se il bacino della diga non fosse stato pieno d'acqua sino all'orlo, oltre - a quanto sembra - il livello di sicurezza determinato dalla presenza di una montagna che aveva gia' dato segni di cedimento e continuava a darli!
Chi si reca a Longarone viene subito attirato dalla struttura in cemento armato della nuova chiesa monumentale, dedicata a Santa Maria Immacolata: consacrata solo nel 1983, il suo museo (al cui ingresso sono state affisse numerose lastre in bronzo con i nomi delle vittime) al piano inferiore conserva i resti dell'antico edificio religioso, andato completamente distrutto nel 1963: le strutture, le statue e le campane spezzate sono testimoni silenziosi dell'immane tragedia che qui si e' consumata quasi sessant'anni fa.
Per questo motivo nella galleria fotografica ho preferito dare ampio spazio alla chiesa: nonostante la brutta struttura in cemento armato conserva un suo alto significato simbolico che fa meditare chi la visita.
Alfredo Izeta
Riceviamo da Arnaldo De Porti una precisazione importante che permette di capire meglio quanto e' successo:
IL DISASTRO POTEVA ESSERE EVITATO SOPRATTUTTO SE SI DAVA ASCOLTO ALLA POPOLAZIONE, IN PRIMIS A TINA MERLIN, GIORNALISTA DELL'UNITA' CHE AVEVA GIA' ANTICIPATO UNA SIMILE TRAGICA EVENTUALITA'. COME SI SA, LA DIGA HA TENUTO ED E' ANCORA INTATTA COME ALLORA, MA NON SI E' TENUTO CONTO CHE LA MONTAGNA SI MUOVEVA TANTO DA FAR PRECIPITARE NELL'INVASO UN PEZZO DEL MONTE TOC CHE HA FATTO ESONDARE TUTTA L'ACQUA PRESENTE IN DETTO INVASO DETERMINANDO DISTRUZIONE E MORTE, CANCELLANDO DALLA FACCIA DELLA TERRA ALCUNI PAESI VICINI
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Arnaldo De Porti, arrivato al paese come giornalista gia' il giorno successivo racconta che doveva aggirare i cadaveri delle persone che l'ondata aveva sparso per tutta Longarone.
Ben 1450 morti (inumati nel vicino camposanto di Fortogna) elencati su una lastra di bronzo all'ingresso della nuova chiesa costituiscono il tributo di Longarone a un disastro che poteva essere minore se il bacino della diga non fosse stato pieno d'acqua sino all'orlo, oltre - a quanto sembra - il livello di sicurezza determinato dalla presenza di una montagna che aveva gia' dato segni di cedimento e continuava a darli!
Chi si reca a Longarone viene subito attirato dalla struttura in cemento armato della nuova chiesa monumentale, dedicata a Santa Maria Immacolata: consacrata solo nel 1983, il suo museo (al cui ingresso sono state affisse numerose lastre in bronzo con i nomi delle vittime) al piano inferiore conserva i resti dell'antico edificio religioso, andato completamente distrutto nel 1963: le strutture, le statue e le campane spezzate sono testimoni silenziosi dell'immane tragedia che qui si e' consumata quasi sessant'anni fa.
Per questo motivo nella galleria fotografica ho preferito dare ampio spazio alla chiesa: nonostante la brutta struttura in cemento armato conserva un suo alto significato simbolico che fa meditare chi la visita.
Alfredo Izeta
Riceviamo da Arnaldo De Porti una precisazione importante che permette di capire meglio quanto e' successo:
IL DISASTRO POTEVA ESSERE EVITATO SOPRATTUTTO SE SI DAVA ASCOLTO ALLA POPOLAZIONE, IN PRIMIS A TINA MERLIN, GIORNALISTA DELL'UNITA' CHE AVEVA GIA' ANTICIPATO UNA SIMILE TRAGICA EVENTUALITA'. COME SI SA, LA DIGA HA TENUTO ED E' ANCORA INTATTA COME ALLORA, MA NON SI E' TENUTO CONTO CHE LA MONTAGNA SI MUOVEVA TANTO DA FAR PRECIPITARE NELL'INVASO UN PEZZO DEL MONTE TOC CHE HA FATTO ESONDARE TUTTA L'ACQUA PRESENTE IN DETTO INVASO DETERMINANDO DISTRUZIONE E MORTE, CANCELLANDO DALLA FACCIA DELLA TERRA ALCUNI PAESI VICINI
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Ascolta in sottofondo Arnaldo De Porti (autore del pezzo) - Vajont inno al dolore