MINATORI, SI E' SPENTA FORSE ANCHE L'ULTIMA LANTERNA
di Arnaldo De Porti
Da
diversi anni Piazza Scala ha dato vita a serie riflessioni sul mondo
della miniera, ricordando un periodo postbellico estremamente
difficile per riportare l'Italia ad una parvenza di normalita', in
presenza delle macerie che i bombardamenti avevano causato nelle
varie citta' e paesi e dalla cui triste realta' era necessario
ripartire. Il problema non era facile da risolvere in quanto, oltre
a mancare i mezzi, non era possibile trovare un riferimento per
iniziare a ricostruire anche perche', cosa di non poco conto,
mancava persino il pane per sopravvivere, tant'e' che ci sono stati
degli eroi, perche' cosi' bisogna chiamarli a pieno titolo, hanno
valutato una delle due opzioni che seguono: morire di fame o morire
in miniera, sia pur con qualche speranza di "tornare a giorno" dopo
essere scesi nelle viscere della terra, descritto come un vero
inferno, al punto che un prete coraggioso che ha voluto constatare
de visu le condizioni dei minatori andando su detto inferno, si e'
lasciato scappare la frase:
"... da qui sotto, anche se bestemmi, Dio non ti sente..."
Uno di questi eroi superstiti, purtroppo, l'ho accompagnato al
cimitero lunedi' scorso, dopo essere stato ricordato nella Chiesa di
Orsago (TV) ove, erano in molti a salutarlo per l'ultima volta, in
un clima di forte emotiva partecipazione. Anche chi scrive, mentre
porgeva in Chiesa l'ultimo saluto all'amico Emilio Zava, di cui al
testo che segue, e' stato costretto a qualche interruzione dovuta
all'emozione.
...Salutare un amico come
Emilio in pochi minuti non e' certamente cosa facile anche perche',
essendo oggi le amicizie genuine come Lui su questa terra sempre
piu' rare, poche parole per un grande uomo non bastano. Se poi a
questo tipo di amicizia si aggiunge cosa rappresentasse per tutti
noi il caro Emilio, e cioe' il mondo della miniera, allora non
possiamo fare a meno di ricordare che proprio in virtu' di uomini
come Lui, anche se sono in pochi a parlarne, ci siamo risollevati
dalle macerie della guerra e dobbiamo dirGli pertanto grazie con il
cuore in mano, realta' questa peraltro gia' raccontata dalla storia.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo per molti anni nell'ambito
dell'Associazione Minatori di Fratta ed i rapporti fra me e Lui,
insieme con le rispettive famiglie, si sono man mano consolidati al
punto di sentirci un tutt'uno con quest'uomo dignitoso, serio e
gentile col quale ci siamo sentiti e visti abbastanza spesso,
particolarmente in occasione della ricorrenza di Santa Barbara,
nella Chiesa di Fratta, per celebrare la festa del Minatore, durante
la quale egli mi chiedeva sempre di leggere la Preghiera del
Minatore, cosa che facevo ormai regolarmente, aggiungendo alcune
parole di circostanza.
Lasciatemi pertanto rinnovare un vivo apprezzamento ed una infinita
gratitudine verso i minatori tutti, che in questo momento sono
rappresentati appunto dal nostro Emilio, in un abbraccio ideale che,
come ebbe a dire Papa Giovanni XXIII, con lo stesso amore contenuto
in una frase famosa riguardante i bambini durante la sua elezione,
deve coinvolgere anche noi "grandi", rinnovando questo sentimento
attraverso l'eredita' spirituale lasciataci dal nostro grande amico.
Ricordo con nostalgia, unita a molta tristezza, quanto Egli mi
raccontava e cioe' che, durante i cortei che partivano dalla Casa
del Minatore alla Chiesa di Fratta, indossava sempre lo stesso
elmetto che adoperava a 1.050 metri sotto terra e che, piu' volte,
gli ha salvato la vita a seguito vari crolli all'interno della
miniera. Egli aggiungeva inoltre che, quando si trovava insieme con
altri minatori nelle viscere irrespirabili della terra a raccogliere
il carbone, si sentivano comunque "ossigenati" da un'aria di grande
fratellanza, bonta', spirito di servizio che, anche a certe
profondita' non veniva intaccata, e cio' in attesa di...ritornare a
giorno per il quale, prima di scendere "all'inferno", pregavano
appunto di poter rivedere la luce.
Emilio ha rappresentato tutto questo e, anche se le nuove
generazioni, forse non potranno mai capire cosa i minatori abbiano
provato in termini di sofferenza, di fame e di morte, tanto da dover
scegliere allora fra la morte per fame o quella in miniera non
soltanto per la personale sopravvivenza, ma anche nell'interesse
delle loro famiglie, va sottolineato e ricordato con forza ed
onesta' che, grazie a loro, le nuove generazioni, malgrado i tempi
non proprio felici che oggi stiamo vivendo, ora possono vivere
dignitosamente.
Ed infine, anche se cristianamente inutile a dirsi, facciamo in modo
che la Famiglia, alla quale ci stringiamo con grande affetto in
questo momento di dolore, non si senta ulteriormente sola dopo la
perdita del loro Caro, in mancanza di una telefonata, di una visita,
di una preghiera a ricordo del nostro caro Emilio che, da Lassu', ci
ringraziera'.
Per questo chiedo un applauso ideale forte e sincero per Emilio, da
estendere idealmente al mondo della miniera di cui il nostro caro
Amico ne e' stato un serio testimone.
Ciao Amico mio ed Amico nostro !....
Gia' dall'ultimo mio l'ultimo saluto ad Emilio si evince chiaramente
cosa e' stato e tuttora e' il mondo della miniera, realta' che,
quando succedono catastrofi, i paesi in regime di dittatura non
rendono quasi mai di pubblico dominio.
Le foto che seguono sono piuttosto eloquenti.
Arnaldo De Porti
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ascolta in sottofondo S. Barbara - La canzone del minatore