Profilo biografico di Giuseppe Toeplitz
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Quinta puntata - Gli incarichi da fiduciario della Banca negli affari industriali
Dal suo rientro a Milano, T. si occupò con sempre maggiore
impegno anche degli affari speciali di finanziamento
industriale. Soprattutto a partire dal 1905, venne inserito come
fiduciario della Banca Commerciale nei Consigli di
Amministrazione di numerose società legate alla Banca; intorno
al 1914 T. era consigliere di una ventina di società dei più
svariati settori, tra cui prevalgono le imprese chimiche e
minerarie e, in misura minore, quelle elettriche.
Nell’arco di un decennio, dal 1904 alla fine del 1913, T. seguì
l’andamento di numerose imprese sulle quali doveva poi riferire,
soprattutto a partire dal 1908, al Comitato Locale e agli altri
organi di controllo. Continuò in special modo a sostenere le
iniziative già avviate in precedenza: riguardo a Volpi, favorì
soprattutto lo sviluppo della Sade; trattò inoltre, tra il 1906
e il 1909, varie pratiche con la Sme di Maurizio Capuano,
conosciuto durante il suo soggiorno napoletano.
Un altro rilevante rapporto di lavoro — che si creò in quegli
anni e che durò nel tempo — fu quello tra T. e Guido Donegani;
anche in questo caso il sostegno del banchiere, soprattutto
nella fase iniziale, si rivelò determinante per il successo
dell’imprenditore.
Nell’aprile del 1910, infatti, la Banca Commerciale, con il
concorso del Credito Italiano, appoggiò la scalata alla società
Montecatini da parte di Guido Donegani e del suo gruppo
familiare; a riprova di ciò, T. per la Banca Commerciale e
Enrico Rava per il Credito Italiano entrarono nel Consiglio
d’Amministrazione della società. T. si espose in prima persona a
favore dei Donegani, difendendo presso il Comitato Locale la
fusione della Montecatini con l’Unione Piriti. Questa operazione
costituì per l’impresa mineraria il momento del rilancio
decisivo, che la trasformò in uno dei maggiori complessi
industriali italiani.
In questo quadro vanno anche considerati gli interventi della
Banca nei riguardi delle imprese produttrici di fertilizzanti
chimici - in quegli anni in grave crisi — che si conclusero con
l’assorbimento nella Montecatini. Molto rilevante fu il ruolo di
T. nella conduzione di questi affari, soprattutto tra il 1910 e
il 1912, quando partecipò alla riorganizzazione dell’Unione
Concimi; a testimonianza di ciò, ci è pervenuto un suo
intervento molto dettagliato al Comitato Centrale della Banca.
Sempre nel settore chimico-minerario, T. seguì l’andamento di
varie imprese: tra queste la società Fabbrica Candele Steariche
di Mira, le Distillerie Italiane e la Società Italiana per la
Fabbricazione dell’Alluminio.
Nel settore siderurgico, oltre ad alcuni interventi relativi
alla Terni e alle Acciaierie e Ferriere Lombarde, dall’aprile al
giugno del 1911 T. rappresentò la Banca nelle trattative per la
costituzione del Consorzio Siderurgico, svolte presso il
direttore generale della Banca d’Italia, Bonaldo Stringher, con
la partecipazione dei rappresentanti delle principali banche e
degli industriali siderurgici.
In questa occasione, T. difese apertamente, anche in contrasto
con Stringher, gli interessi della sua banca nel tentativo di
limitare l’esposizione verso i siderurgici e, come già in
precedenza, verso la Società Bancaria Italiana. Nel contempo
emerse però un atteggiamento tipico di T., che dichiarava di non
essere
« ... affatto contento di dover fornire l’avallo per i
crediti cambiari concessi dalle Casse di Risparmio ... Facendo
trasparire l’orgoglio della grande banca, egli si chiedeva cosa
mai avrebbero pensato all’estero della situazione dell’industria
italiana quando si fosse saputo che essa era costretta
addirittura a fare ricorso all’appoggio delle Casse di
Risparmio».
Si segnala, infine, uno sporadico interessamento di T. per
varie imprese del settore meccanico — tra cui la Fiat nel 1908
al tempo della sua riorganizzazione, i Cantieri Navali Riuniti e
la Breda — e di quello tessile, con il salvataggio del
cotonificio Carlo Raggio di Novi Ligure.
Alcuni aspetti ricorrenti del carattere di T. — ottimismo e
attivismo incessante, ma anche impulsività e una certa dose di
imprudenza anche nel trattare gli affari più delicati — erano in
questo periodo ormai delineati, come traspare da due giudizi su
di lui trasmessi a Joel negli anni successivi alla promozione di
T. a direttore centrale.
Secondo l’avvocato Luigi Rossi, consulente legale della Banca:
«L’uomo [è] ricco d’ingegno, d’attività e di zelo, e fa tutto
il possibile per il buon andamento della Banca. Non ha bisogno
che di calmare i suoi entusiasmi, e d’aggiungere la calma al
vigore per diventare un quasi-Joel».
Più prudente Cesare Mangili, presidente della Banca
Commerciale:
«Sono d’accordo con Lei nel tenere in pregio le buone qualità
di Toeplitz. Un mio desiderio che gli esporrò al primo incontro
si è che non si acquieti alle assicurazioni che gli danno i
gerenti delle varie aziende (nelle quali ha posto) durante
l’anno e cerchi di approfondire le cose».
Questa riflessione mostra quanto i banchieri dell’epoca fossero
consapevoli del pericolo di quelle che oggi chiameremmo
«asimmetrie informative».
fine della quinta puntata (continua)
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