UNA NOTTE PROFESSIONALE DI PAURA
Già,
Un giorno, anzi una notte, verso le 23 circa, ho corso un serio
rischio che voglio raccontare e che nulla aveva a che fare con
potenziali banditi.
Ero ovviamente di turno e, in una serata di fine estate, mi ero
recato a cena, maglietta e jeans, presso una trattoria sita nei
pressi dell’aeroporto veneziano, precisamente al Passo di
Campalto. Ovviamente, mi ero recato lì anche per alleggerire la
tensione di fine settimana in compagnia di amici. Appena
terminato di mangiare del pesce alla veneziana, annaffiandolo
con qualche bicchiere di vino, prendiamo la via del ritorno.
Succede che, passando obbligatoriamente davanti la banca per
andare a casa (ricordo che quella sera ero di turno) cosa vedo?
Vedo la banca che, all’interno, era illuminata a giorno.
Malgrado le condizioni… psico-fisiche determinate dalla serata e
l’abbigliamento non proprio da ufficio, per non dire assai
trasandato e distensivo per motivi di comodità, non ci pensai
due volte a prendere la seguente decisione. Parcheggiai la
macchina di fronte all’ingresso della banca, aprii la porta, la
richiusi con il cuore in gola ed entrai indirizzandomi dritto
dritto verso il caveau che era al piano di sotto del grande
salone. Non feci nemmeno mezza gradinata che, in senso contrario
ti vedo apparire tre-quattro poliziotti, armi in pugno, i quali,
forse (e meno male!) titubanti sul da farsi, mi fecero alzare le
mani o le alzai io direttamente di mia spontanea volontà prima
che me lo chiedessero ad evitare pericoli (questo non lo ricordo
bene) e fu dura in quel momento per far capire loro che ero il
funzionario di turno. E, per loro, immaginare ciò, presumo sia
stato doppiamente difficile stante faccia ed abbigliamento
“casual” di uno che, dopo una serata all’insegna del mangiare e
del bere, si apprestava a guadagnare il meritato riposo…
Naturalmente la cosa fece scalpore per due motivi: il primo
perché mi potevano sparare, tant’ é che, all’indomani, il mio
direttore generale, mi disse: “Caro mio, in questi casi, è
meglio non fare gli eroi…”; in secondo luogo perché i
poliziotti, malgrado in possesso delle chiavi della banca, non
potevano entrare se non per motivi particolarissimi che ora non
conosco, ma mi pare per motivi di ordine pubblico o calamità
varie a danno della collettività, incendi, ecc. ecc.”
Ovviamente, chiarito il tutto dopo aver verificato la mia
identità (i poliziotti conoscevano solo il mio nome in quanto
depositato in questura come funzionario di turno) presi la
strada del ritorno verso casa.
Confesso di aver fatto quei dieci chilometri che mi separavano
dalla banca per arrivare a Martellago con il piede
sull’acceleratore che andava su e giù per il tremore…che non
voleva attenuarsi.
Ancor oggi mi chiedo dove io abbia trovato il coraggio di
entrare nel caveau della banca a quell’ora, considerato che oggi
ho paura persino di entrare nei Bancomat cittadini protetti dal
solo vetro, per tema che, grazie al sofisticato, ma talvolta
anche insicuro progresso informatico, non si riapra la porta per
uscire. Specie quando la banca è chiusa e pertanto non c’è
nessuno che, in caso di blocco delle porte, venga ad aprire.
Arnaldo De Porti (Feltre)
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