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le news di aprile 2017

 

UNA NOTTE PROFESSIONALE DI PAURA


Già, Un giorno, anzi una notte, verso le 23 circa, ho corso un serio rischio che voglio raccontare e che nulla aveva a che fare con potenziali banditi.
Ero ovviamente di turno e, in una serata di fine estate, mi ero recato a cena, maglietta e jeans, presso una trattoria sita nei pressi dell’aeroporto veneziano, precisamente al Passo di Campalto. Ovviamente, mi ero recato lì anche per alleggerire la tensione di fine settimana in compagnia di amici. Appena terminato di mangiare del pesce alla veneziana, annaffiandolo con qualche bicchiere di vino, prendiamo la via del ritorno. Succede che, passando obbligatoriamente davanti la banca per andare a casa (ricordo che quella sera ero di turno) cosa vedo? Vedo la banca che, all’interno, era illuminata a giorno. Malgrado le condizioni… psico-fisiche determinate dalla serata e l’abbigliamento non proprio da ufficio, per non dire assai trasandato e distensivo per motivi di comodità, non ci pensai due volte a prendere la seguente decisione. Parcheggiai la macchina di fronte all’ingresso della banca, aprii la porta, la richiusi con il cuore in gola ed entrai indirizzandomi dritto dritto verso il caveau che era al piano di sotto del grande salone. Non feci nemmeno mezza gradinata che, in senso contrario ti vedo apparire tre-quattro poliziotti, armi in pugno, i quali, forse (e meno male!) titubanti sul da farsi, mi fecero alzare le mani o le alzai io direttamente di mia spontanea volontà prima che me lo chiedessero ad evitare pericoli (questo non lo ricordo bene) e fu dura in quel momento per far capire loro che ero il funzionario di turno. E, per loro, immaginare ciò, presumo sia stato doppiamente difficile stante faccia ed abbigliamento “casual” di uno che, dopo una serata all’insegna del mangiare e del bere, si apprestava a guadagnare il meritato riposo…
Naturalmente la cosa fece scalpore per due motivi: il primo perché mi potevano sparare, tant’ é che, all’indomani, il mio direttore generale, mi disse: “Caro mio, in questi casi, è meglio non fare gli eroi…”; in secondo luogo perché i poliziotti, malgrado in possesso delle chiavi della banca, non potevano entrare se non per motivi particolarissimi che ora non conosco, ma mi pare per motivi di ordine pubblico o calamità varie a danno della collettività, incendi, ecc. ecc.”
Ovviamente, chiarito il tutto dopo aver verificato la mia identità (i poliziotti conoscevano solo il mio nome in quanto depositato in questura come funzionario di turno) presi la strada del ritorno verso casa.
Confesso di aver fatto quei dieci chilometri che mi separavano dalla banca per arrivare a Martellago con il piede sull’acceleratore che andava su e giù per il tremore…che non voleva attenuarsi.
Ancor oggi mi chiedo dove io abbia trovato il coraggio di entrare nel caveau della banca a quell’ora, considerato che oggi ho paura persino di entrare nei Bancomat cittadini protetti dal solo vetro, per tema che, grazie al sofisticato, ma talvolta anche insicuro progresso informatico, non si riapra la porta per uscire. Specie quando la banca è chiusa e pertanto non c’è nessuno che, in caso di blocco delle porte, venga ad aprire.

Arnaldo De Porti (Feltre)
 

 

 

 

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